Ho scoperto la mia malattia in pandemia. E già questo dice molto... è stato un momento particolare per tutti. Tendevo a non ascoltare il mio corpo, i sintomi. Ho lasciato un po’ andare… mi davo delle giustificazioni: l’ansia, lo stress del momento.
Andavo avanti prendendo farmaci da banco finché qualche mese dopo c’è stato un primo esame di laboratorio (eco addominale) e i medici mi hanno suggerito di fare una tac total body in emergenza. La mia diagnosi, quindi, è arrivata un po’ in ritardo: un carcinoma al seno molto aggressivo, cattivo. Mi hanno detto che avevo un mese di vita. Vengo presa letteralmente per i capelli… I medici hanno “tentato” una chemio, un tentativo disperato, perché io ero già distrutta. E invece il mio corpo ha risposto bene. Da lì è iniziato il mio percorso, molto faticoso e doloroso… all’inizio i medici non avrebbero scommesso molto su di me. E invece siamo andati avanti. A oggi continuo a fare terapie e controlli ogni 3 settimane. Da quella che era una diagnosi di sopravvivenza minima possiamo parlare di una malattia in fase di mantenimento. Adesso, la malattia è ferma. E lo è grazie ai medici e alla ricerca. Perché il mio tumore è uno di quelli per cui la ricerca è andata tanto avanti e fortunatamente ci sono terapie a cui il mio corpo risponde. E anche la mia testa. Sono una determinata, una che non si arrende facilmente, sono abituata a resistere da sempre. Ho resistito anche a questo, anche se qui mi sento un po’ impotente. Non sono io, non lo sono mai stata, a poter cercare soluzioni. Ho sempre saputo di dovermi affidare, ma sapevo anche di non poter mollare. Faccio la mia parte. È un percorso doloroso, molto faticoso a livello emotivo e fisico, anche se io sono una che non si lascia andare. Ecco, mi dicono che “non si vede” e a me fa piacere che le persone non si accorgano del mio tumore.
Ma c’è e influisce sulla mia vita.
Ho lasciato momentaneamente il mio lavoro, sono un’insegnante, e non ce la faccio. Mi affatico molto, non ho più una grande resistenza, ma spero al più presto di poter rientrare.
Ma non sono sola. L’Associazione è entrata nella mia vita praticamente dalla diagnosi. Tramite Salute Donna ho avuto accesso a un percorso psicologico… ancora oggi sono seguita ed è una cosa che mi aiuta molto.
Ho poi aderito al progetto nordic walking che è davvero prezioso. È più che un supporto. È una vera e propria cura, per il corpo e per l’anima. È un’esperienza davvero bella che porto avanti con costanza, grazie a un istruttore molto attento e preparato che sa quando può spingere e quando fermarsi, ormai ci conosce. Siamo un gruppo unito, e si è creata una bella amicizia. È un arricchimento sia del corpo sia dell’anima. Un percorso per creare armonia laddove il percorso è di per sé molto doloroso, fatto di alti e bassi. Ogni volta che si attendono gli esami c’è la paura, l’ansia… si rivive il grande trauma della diagnosi. Il supporto dell’Associazione è fondamentale.
Rita