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Oncoematologia

Leucemia linfatica cronica, un test per prevedere l’evoluzione della malattia

C’è chi non avrà mai bisogno di alcuna cura e chi invece dovrà ricorrere a terapie aggressive, in alcuni casi persino al trapianto allogenico di cellule staminali. Il percorso di chi riceve la diagnosi di leucemia linfatica cronica (LLC), la forma più comune di leucemia negli adulti, è infatti estremamente eterogeneo. Ad oggi è difficile sapere in anticipo in quali pazienti la malattia sarà stabile e in quali progredirà ma una speranza per il prossimo futuro è arrivata dallo studio guidato da Anna Guarini, Professore Associato di Ematologia presso l’Università La Sapienza e Responsabile del Laboratorio di Diagnostica Speciale in Ematologia del Policlinico Umberto I. Il suo gruppo di ricerca ha infatti individuato una “firma molecolare” della malattia “ultra-stabile”, cioè che ha un basso rischio di progressione.

La sola parola leucemia genera un comprensibile stato di angoscia e di ansia nei pazienti, che devono sottoporsi a un costante monitoraggio, attraverso esami sia di laboratorio sia clinici”, spiega Guarini: “poter prevedere l’evoluzione della LLC fin dalla diagnosi è quindi un concetto importantissimo per loro. Sebbene esistano degli indicatori di prognosi e/o predittivi dell’evoluzione della LLC, è necessario individuare nuovi biomarcatori più precisi”.

Questo il punto di partenza della ricerca, che si è servita di diverse metodologie per studiare a fondo alcune caratteristiche delle cellule leucemiche. Il progetto ha previsto lo screening molecolare dei geni driver (TP53, NOTCH1, BIRC3, SF3B1); la validazione della “firma molecolare” (signature) individuata su un ampio gruppo di pazienti con LLC a basso rischio con follow-up noto; la costruzione di un indicatore (score) statistico per identificare i casi con LLC ultra-stabile già al momento della diagnosi.

Lo studio che ha vinto al Fellowship Program 2018 ha portato ad un albero decisionale in grado di discriminare i pazienti con maggiore probabilità di avere una LLC ultra-stabile sulla base dell’espressione di 8 geni (down-modulazione dei geni GPM6A, SMCHD1, PRRC2C e up-modulazione dei geni CPT1A, LAIR1, IGF2BP3, P2RX1, PLXND1). “Attualmente, conclude la ricercatrice, stiamo testando il modello su ampie casistiche di pazienti e speriamo che possa presto essere validato per essere utilizzato nella pratica clinica”.

 

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