Esprimere dubbi e preoccupazioni a qualcuno che non parla la tua lingua e non conosce la tua cultura è difficile, e spesso porta a creare barriere insormontabili. Ci sono comunità straniere spesso marginalizzate che hanno bisogno di un percorso specifico dove imparare quanto sia importante dedicarsi alla salute, adottare il giusto stile di vita, entrare correttamente in relazione con le cure, e che hanno bisogno di farlo al fianco di qualcuno della propria comunità. A questo bisogno ha risposto LILT Milano Monza Brianza, con il progetto Salute Senza Frontiere in partnership con Fondazione ISMU.
“Per i gruppi stranieri che si trovano in condizioni di difficoltà la salute non è mai una priorità. Quando si è malati si va dal medico e ci si fa curare, ma fare controlli e visite di prevenzione non è mai scontato. Non si trova il tempo, non se ne sente la necessità, la prevenzione non è vista come una cosa tangibile. Poi ci sono gli ostacoli linguistici, quelli economici, quelli burocratici di chi non ha un permesso di soggiorno o una tessera sanitaria.
Noi di LILT vogliamo abbattere queste barriere una per una, parlando di prevenzione in più lingue e promuovendo stili di vita salutari attraverso l’attenzione alle caratteristiche culturali e sociali” – Cecilia Maccacaro, Program Manager presso LILT. Le attività del progetto hanno coinvolto 20 operatori sanitari e medici LILT.
Gli incontri Zoom, gratuiti e aperti a tutti, sono stati dedicati alle tre principali comunità straniere presenti sul territorio di Milano: filippina, maghrebina e alcuni gruppi provenienti dall’Africa Sub-Sahariana.
Il modello LILT si basa sulla peer to peer education, cioè l’insegnamento o la condivisione di informazioni sulla salute, valori ed i comportamenti, da parte di membri della stessa età, della stessa comunità e con un simile stato sociale. In questo modo un’équipe interculturale di medici e operatori sanitari ha lavorato al fianco degli “Ambasciatori della salute”, ovvero membri delle tre comunità che per doti di leadership, interesse alle tematiche o perché svolgono un ruolo importante nella comunità hanno deciso di farsi portavoce della cultura della salute. “Le comunità straniere non hanno solo difficoltà a comunicare in italiano, hanno difficoltà ad esprimere i propri pensieri. Io conosco bene la loro cultura, capisco le loro tradizioni e se hanno un certo modo di pensare io so come mai. Questo aiuta a creare un legame. Se conosci le motivazioni alla base, le radici che ha quel problema, è più facile sistemarlo” – Arenn Faye Carlos, medico di origine filippina che ha collaborato con il progetto. “Lo scopo di noi Ambasciatori è anche rendere tutti coloro che partecipano ambasciatori a loro volta, come se fosse una catena. L’informazione che ci incarichiamo di portare riesce così ad arrivare anche alle famiglie e agli amici di chi era presente all’incontro. È soddisfacente vedere il nostro progetto come un continuo, come un messaggio che si diffonde a macchia d’olio. Molti vengono alle edizioni successive anche perché l’hanno sentito da parenti e amici e questa rete si ingrandisce sempre di più” – Aliou Diop, Ambasciatore della salute.
Salute senza frontiere, che ha vinto al Community Award Program nel 2019 anche il premio all’etica, ha impattato positivamente sulle comunità straniere contando ad ogni incontro sempre più partecipanti.
Il progetto riprenderà presto con una nuova edizione, prevedendo anche una vera e propria attività di formazione delle altre LILT provinciali e di tutte le associazioni esterne che si mostreranno interessate al modello.